lunedì 30 giugno 2014

Da Parigi alla Pliniana (3)


feuilleton in tre puntate, #3

«Nella solitudine di un’insenatura, a ridosso del monte boscoso al limite est del territorio di Torno, la Villa Pliniana si profila nella sua misteriosa bellezza sul fianco roccioso del torrente omonimo che precipita dall’alto di una rupe con una cascata di circa 90 metri.»
[Da Nesso a Blevio, un lavoro di Pietro Müller
edito a Como da Pietro Cairoli, anno 1968, pagina 97].

Con atto notarile datato 25 novembre 1573 il governatore di Como, conte Giovanni Anguissola, acquista da Gerolamo Gallo l’intera area da questi posseduta a Torno, dando poi incarico all’Alessi (o al Pellegrini?) di abbattere la casa e i due mulini del Gallo e al loro posto erigere una residenza estiva a picco sul lago. Continua Müller: «Alla morte del Governatore (1578), dall’erede Conte Giulio la villa passò al Conte Pirro Borromeo Visconti (1590), poi ai Marchesi Canarisi di Torno (1676?) e, di proprietario in proprietario, ai Principi Belgioioso (1849)».

Vorrei crederle, caro Müller, ma non è proprio così. La Villa Pliniana era in possesso dei Belgiojoso ben prima del 1849, come imparo da alcune lettere scritte da Emilio e rese note da Léon Séché sotto il titolo Alfred de Musset (Documents inédits), Paris 1907, di cui ho una copia in casa. Da questa raccolta apprendo che il principe, lasciate le delizie austriache (J’ai ici tous les amusements possibles, école de natation, bon vin et bon dîner, et une énorme quantité de femmes), trascorre gli anni 1840 e 1841 a Milano, occupato a ricostruire la Pliniana per renderla una confortevole casa di campagna dove passare “quelques mois comme nous les aimons, aprés les fatigues du Grrrrrrand Mond”. E lui è uno che delle fatiche del grrrrrran mondo - bere, mangiare, cantare, ballare e far sesso - proprio non riesce a farne a meno.

Aggiungo: le acque che precipitano a lato della Villa Pliniana sono quelle del torrente di Val Colorée, mentre la Fonte Pliniana - tutt'altra cosa - sgorga da un anfratto inserito nella proprietà, con un suo sbocco autonomo nel Lario ai piedi delle mura della Villa.

* * * * *

Nel 1842 - mentre la sua sposa, la principessa Cristina, si trova a Locate, nella bassa Lombardia, qui accorsa per dare aiuto morale ai suoi contadini - il bell'Emilio riappare nei salotti di Parigi, ridando gioia alle tante signore rimaste orfane della sua voce …ma non solo. Fin da subito s’intuisce che le sue attenzioni sono tutte rivolte alla giovane dama bionda sposata all’iracondo conte di Plaisance. Il colpo di grazia arriva nel mese di giugno, quando Cristina rientra a Parigi, seppur con casa a Port-Marly, al 10 di rue de Paris. Malata di nervi, scossa dalla gelosia per l’amore pubblicamente esibito dal marito, la principessa non perde occasione per arrecare disturbo al ménage degli amanti.
La liaison tra i due corre di bocca in bocca e trovar loro un posto segreto dove incontrarsi diventa sempre più difficile. Sono questi i frangenti che fanno scaturire la proposta (in)decente: perché non fuggire e trovare riparo tra le mura della restaurata Pliniana? Immagino lui, il quarantenne uomo di mondo, intrigare la giovane amante (25 anni) raccontandole di come quelle mura abbiano ospitato poeti (l’innamorato Foscolo s’ispirò per il poemetto Le Grazie), musicisti (alla Pliniana in tre giorni Rossini aveva composto il Tancredi), scienziati (uno su tutti: Niccolò Stenone, elevato al rango di beato da Giovanni Paolo II), re e imperatori. Inoltre, a Milano lui ha tanti amici desiderosi di fare la sua conoscenza...

Quel che accade è subito detto: il 27 aprile 1843, al termine di una festosa serata tra amici, il principe Emilio di Belgiojoso e la contessa Anne de Plaisance, figlia di Berthier, principe di Wagram, in carrozza raggiungono i sobborghi di Parigi, dove amici fidati fanno trovare due cavalli sellati. La loro fuga ha inizio. Il giorno dopo, scoperta l’assenza della moglie, il conte di Plaisance manda a chiedere ai Wagram se per caso sua moglie si trovi a Grosbois, ospite del fratello. Ottenuta risposta negativa (e arrivata ai suoi orecchi la bisbigliata verità) sia lui che la madre di Anne cercano in tutti i modi di far arrestare i fuggiaschi, sapendo che dovranno passare i confini di Stato. Ma i due riescono a infilarsi tra le larghe maglie della polizia e calpestare il suolo italiano, dove, finalmente liberi, ben presto possono riposarsi dalle fatiche della lunga corsa entro le mura della Pliniana.
Gongolante di gioia per quanto accaduto è Alfred de Musset, l’ultimo degli spasimanti malamente respinto da Cristina, che in data 22 maggio 1843 annuncia la fuitina in una lettera che si legge a pag. 167 della già citata raccolta: «Je ne sais pas si vous savez, vous autres, à Catane, que le Principe *** a enlevé la comtesse de ***. Il y avait deux ans qu’ils étaient ensemble au su de tout Paris. La comtesse s’est disputée, à ce qu’il paraît, avec son mari; elle est arrivée chez le prince (qui devait chanter le soir dans un concert) ornée de son mouchoir pour tout bagage, et elle lui a dit: «Allons-nous-en!» Ils sont en route. Le vent est aux enlèvements à Paris, dans ce moment-ci, ou pour mieux dire, aux séparation. Je viens de voir de mes yeux la même plaisanterie, qui est beaucoup moins gaie qu’on ne pense. Je t’expliquerai cela un jour; mais si tu m’en crois, n’enlève jamais personne, à moins que ce ne soit la reine d’Espagne.» Inutile dire che dietro gli asterischi si celano i nomi dei due fuggiaschi.
Il 14 maggio 1843, il periodico la Caricature informa i parigini di questa incredibile storia, raccontando in prima pagina e in prima colonna - sotto il titolo Un principe e una principessa - del “rapimento” della nobildonna francese da parte di un nobile straniero. Nei giorni a seguire tutti gli altri periodici parigini danno grande risalto a questo “lutto” che ha colpito le grandi casate dei Plaisance e dei Wagram.

E gli amanti? Lontani dallo spettegolare dei giornali e dalle ipocrisie dei salotti si godono i loro corpi. Nel tempo rimasto libero praticano il nuoto e l’equitazione, mentre la sera viene dedicata a banchettare con gli amici - e tra questi vi sono i Sommariva (proprietari di Villa Carlotta), i Melzi (con villa a Bellagio), il marchese Arconati (anche lui con una villa sul lago), il conte Arrivabene, ma anche - orrore! - la principessa di Metternich, moglie dell’antico odiato nemico e ora, dopo gli anni d’ozio a Vienna, divenuto intimo di Emilio. In queste occasioni Anne si mette al piano e accompagna Emilio nel canto. Nei mesi estivi, irrinunciabile per Emilio e Anne è l’abitudine di avvolgersi nudi in un lenzuolo e gettarsi insieme dalla loggia nelle acque del Lario, gesto che ha dato origine alla leggenda del “fantasma del lago" che puntualmente appare a mezzanotte.

Il tempo scorre. Lontano da Torno - a Parigi, a Berlino - scoppiano moti di ribellione. Da parte sua Milano contribuisce al momento storico dando vita alle “cinque giornate”, con Radetzky costretto fuori dalla Lombardia. Esponenti della Giovine Italia, memori dell’antico ardore patriottico di Emilio e Cristina arrivano fiduciosi alla Pliniana, salvo poi ripartirne adirati per il tradimento del principe: Emilio, isolatosi da quel mondo che un tempo fu suo, vive gli accadimenti esterni con apatico distacco. Ora lui, precocemente incanutito, non desidera far altro che vivere pigramente in compagnia di Anne. Agli occhi degli ospiti la situazione è chiara: il focoso amante di un tempo si è mutato in un indolente marito. E lei, Anne, è ancora appagata da questo stile di vita? ci si chiede.

* * * * *

La Pliniana, per la sua posizione poco baciata dal sole, è fredda e umida per gran parte dell’anno. Al contrario, sull’opposta sponda del Lario, a Carate vi è un villino chiamato Il Ripiego: la sua posizione è amena e il sole vi è di casa. In gran segreto, nel 1852 Anne prende la decisione: dapprima stipula un contratto d’affitto e poi, in un caldo pomeriggio di giugno, mentre l’amico si riposa dormendo, carica pochi bagagli su di una barca e si fa trasportare sull’altra sponda del lago per installarsi tra le calde mura del Ripiego. Così, come oggi si farebbe con un sms, lei chiude per sempre la sua storia d’amore con Emilio, senza una parola.
L’abbandonato - ignaro (?) che l’amica ha trovato rifugio nella casa che lui vede al di là del lago, proprio di fronte alla Pliniana - dà sfogo alla sua rabbia inviando lettere su lettere all’amico parigino Alton Shée, in gran parte pubblicate nella sopra citata raccolta. Sono lettere cariche di smarrimento e di dolore per l’affronto subito, dove l’uomo ammette d’essere divenuto pigro, nemico del mondo, incapace di fare e ricevere visite e di trovare conforto solo con la lettura, il disegno, il cibo, i sigari, il sonno e, qualche rara volta, la musica.

Da Carate la notizia dell’abbandono del principe da parte di Anne raggiunge in fretta i salotti di Milano e di Parigi, dove i più sentenziano che per Emilio è arrivata l’ora di raccogliere quel che ha seminato. Il principe di Wagram, fratello di Anne, in cuor suo se ne rallegra: passata la bufera, l’amata sorella sarebbe certamente tornata a Grosbois, riaccolta in seno alla famiglia. Il conte Jules de Plaisance continua a dichiarare che per lui Anne è morta dal giorno della sua fuga da Parigi; oltre agli impegni politici - è deputato della Manica - e i suoi poderi da gestire, ha una figlia di 17 anni, Jeanne Lebrun de Plaisance, la figlia avuta da Anne, in procinto di sposarsi col trentaseienne Armand de Maillè de la Tour Landry, fratello del terzo duca di Maillé, consigliere generale e deputato del dipartimento di Maine-et-Loir.

Da par suo, Cristina di Belgiojoso - votatasi ad un cattolicesimo intransigente e rigoroso - è in procinto di partire per un lungo viaggio che la porterà in Grecia, Turchia, Siria e Palestina. Al suo rientro a Parigi trova un alloggio al n. 36 del Boulevard de Courcelles, dove, in un villino separato, ospita e fa curare lo storico Augustin Thierry, ormai cieco. Lanciata nel campo letterario, accanto ai libri filosofici la Belgiojoso non disdegna di pubblicare Scene della vita turca e Ricordi della Siria e dell’Asia minore, libri che le attirano nuovi consensi ma anche nuove inimicizie.

* * * * *

Sul Lario Anne apre la sua nuova casa agli ospiti che a frotte accorrono, desiderosi di conoscere il perché e il percome della sua frastornante decisione. Gli amici parigini di passaggio le portano le ultime notizie.
La villa è piccola, gli ospiti abbondano. A poca distanza, in quel di Moltrasio, i Passalacqua dispongono di una villa molto più spaziosa. Anne la visita: fa per lei e in breve tempo Il Palazzo di Moltrasio diventa, sotto la sua regìa, uno dei ritrovi più importanti della società lombarda. Di tanto in tanto Anne interrompe il suo isolamento lacustre per “scendere” a Milano, dove dispone di pied-à-terre di un sua proprietà.
Come si può immaginare, nel salotto di Moltrasio si presentano anche uomini decisi a conquistare il cuore di Anne. Il più focoso è certamente il conte Spaur, che per lei scialacqua una fortuna pur di tenerla avvolta nel lusso. Preoccupati dallo spreco di denaro, lo zio-tutore del conte austriaco ricorda al nipote che Anne è separata e che i Plaisance mai le concederanno il divorzio. Quindi, essendo di fatto il matrimonio impossibile, la sua relazione è destinata al fallimento: che le visite a quella donna abbiano fine! impone il severo tutore. Il nipote si ribella e si fionda sul lago, carico di nuovi costosi regali per la sua amata, ma lei, informata della guerra in atto in casa Spaur, reagisce respingendolo con toni definitivi: resa matura dalle esperienze vissute con suo marito e con Emilio, ora non vuole nuovi fardelli da portare.
Sull’altra sponda, Emilio passa le estati dedicandosi a piccoli lavoretti in giardino, accettando nei mesi invernali l’ospitalità offertagli dagli amici più intimi. Una vita, questa, destinata ad essere breve: distrutto dalla sifilide, il principe di Belgiojoso muore il 17 febbraio 1858, coi funerali celebrati tre giorni dopo nella milanese chiesa di San Fedele.

* * * * *

Saputa la morte di Emilio, Cristina a Parigi si dedica con ancor maggior impegno all’attività politica a fianco di Cavour e nella stesura di ponderosi libri.
A Moltrasio, anche per Anne (informata delle crudeltà riversate su di lei nei salotti parigini) è tempo di dare una svolta alla sua vita, restringendo il suo salotto a pochi ma fidati amici. Nel frattempo, suo fratello la informa che in seguito alla morte del padre il titolo di duca de Plaisance è stato ereditato da Jules e che a lei, perché non divorziata, compete il titolo di duchessa. Piccole soddisfazioni…

Il passare del tempo e il mutare degli accadimenti politici convincono Cristina a lasciare per sempre Parigi e tornare in Italia. Per l’occasione, sceglie quale nuova residenza una proprietà di famiglia a Oleggio Castello, sul lago Maggiore, punto strategico per le sue incursioni di carattere politico a Torino e a Milano. Nel tempo libero, scrive una Storia di Casa Savoia, che tanto piace a Camillo Benso.
Poi - galeotto l’ingresso a Milano di Napoleone III e Vittorio Emanuele, che di fatto mette una provvisoria parola fine alla guerra d’indipendenza, ma anche l’offerta dei cognati che le mettono a disposizione la Pliniana (e Cristina ovviamente rifiuta) - nasce in lei il desiderio di lasciare il lago Maggiore per trovare una miglior sistemazione sul Lario, acque che i medici ritengono più adatte per la cura delle sue malattie.
A Blevio la sua scelta cade sulla Villetta Schuwaloff, a suo tempo fatta edificare da un russo, il conte Gregorio Petrovich Schuwaloff, per degnamente ospitare una giovane donna di cui era perdutamente innamorato. Solo che lei morì presto e il conte, novello san Francesco, per lenire il dolore non trovò di meglio che recarsi a Parigi per indossare il saio dei Barnabiti, offrendo ogni suo bene mobile e immobile alla congrega. Ed è proprio dai Barnabiti che Cristina compra questa casa, dalle cui finestre - come in un gioco di specchi - può vedere, sulla riva opposta, la residenza di Anne.

Sul Lario lo spazio è ristretto, le notizie viaggiano. Cristina sente parlare della conversione di Anne, ora dedita alle opere di carità. Da parte sua Anne sente parlare degli impegni sociali, politici e religiosi di Cristina. A Moltrasio Anne ha chiuso il suo salotto, a Blevio Cristina ne apre uno, frequentato da letterati e politici italiani e stranieri. Ammalatasi gravemente, Anne riceve la visita di un “sant’uomo”, che si dice le sia stato inviato proprio da Cristina, desiderosa di salvarle l’anima: in questa occasione, convinta dal sacerdote, Anne si riavvicina alla fede perduta. Forte di questo successo, lo zelo cattolico di Cristina la spinge a proseguire: certa dell’imminente fine di Anne e sapendo della sua solitudine, l’ex rivale mette nero su bianco che lei si sarebbe impegnata, in caso di necessità, di far accudire Anne da qualche discreta persona e di darle un’onorevole sepoltura, chiedendo al municipio di Moltrasio la garanzia della presenza “in eterno” di fiori freschi sulla sua tomba.

Talvolta il destino gioca con carte truccate: mentre Anne si rimette dalla malattia, Cristina cade vittima di una ipertrofia del fegato e muore il 5 luglio 1871. Pochi mesi dopo, il 15 gennaio 1872, Anne resta vedova del duca di Plaisance; si consola sapendo che una nuova legge garantisce, in mancanza di figli maschi, il passaggio del titolo ducale allo sposo della figlia - che sa abitare una bella residenza alla Jumellière, nel Maine-et-Loir. Tutte notizie, queste, che pian piano la convincono che per lei è arrivato il momento di rientrare a Parigi, se non altro per riabbracciare l’amato fratello e - perché no? - azzardare un approccio con la figlia.
Rassicurata dagli amici, nel giugno del 1878 si decide al grande passo, quando un forte raffreddore la ferma. Ripartirò in luglio, dice. Ma il raffreddore si trasforma in bronchite acuta, con febbre continua. Il genero di Cristina di Belgiojoso, marchese Lodovico Trotti-Bentivoglio, rispettoso delle volontà della suocera, invia il nobiluomo Luigi Vigoni al capezzale dell’ammalata. Questi vi arriva il 19 luglio e la sera stessa scrive un biglietto per informare che la duchessa di Plaisance è agli estremi. Tre giorni dopo, il 22 luglio, Vigoni invia al Trotti un messaggio urgente: «Mio caro Lodovico, due sole righe per dirti, che la duchessa di Plaisance, è spirata stamane alle ore 5,30 antimeridiane.»
Un anno dopo, la salma di Anne Berthier lascia il cimitero di Moltrasio per essere tumulata, per volontà del fratello, in territorio francese, nell’arca dei principi di Wagram.
(La saga si è conclusa).

© Testo e immagini di Giancarlo Mauri





















Nessun commento:

Posta un commento